domenica 21 novembre 2010

Federalismo all'italiana

Nella ricca farmacia di un "povero" paese di 1.700 abitanti della costa tirreno cosentina, forte di circa 500 famiglie con un reddito di circa 16.000 euro/anno e 1,9 veicoli per famiglia, mi sono sentito richiamato, giustamente, a mantenere un comportamento "civile" per essermi lamentato (sic!) della deriva presa dal nostro paese. Avevo scoperto che una ricetta di medicinali, prescrittimi dal mio medico curante, non era spendibile in Calabria, ciò è in una regione diversa da quella di residenza ma nella quale ho una seconda casa in cui passo un gran numero di giornate. Come si può pensare, in una Europa che ha realizzato l'abbattimento delle frontiere, la libera circolazione dei lavoratori e che auspica regole comuni, una cosa del genere?
Se il prossimo federalismo è questo spero proprio che il governo cada prima di riuscire ad approvarlo.
In tutto il mondo, ormai globalizzato, tutti i comparti, sia industriale che economico, realizza fusioni o acquisizioni tra imprese di diversa nazionalità per ottenere una maggiore competitività, da noi se ne parla solo.Un piccolo paese, l'Italia, con un piccolo mercato potenziale, traffica per dividersi in tanti, ben 19 credo, piccole regioni. Come è pensabile che vi siano cittadini di uno stesso paese con diritti diversi tra loro?
Senza contare la stupidità di aver assegnato alle regioni la gestione della sanità pubblica. Quale attenzione manageriale può una struttura regionale dedicare al proprio sviluppo se l'80% dei propri costi sono assorbiti dalla gestione della sanità?
Ricordo che in tutto questo la Calabria deve coprire gli ingentii costi di gestione che una qualunque struttura di pianificazione e controllo della sanità richiede ripartendoli su ben (sic!) 2 milioni di residenti (2/3 degli abitanti della sola Roma), .
Una strategia di una ........ di paese.

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