Ma il problema e' organizzativo e politico e la cifra da raggiungere e' solo uno scampolo di bisogni economici ben più consistenti.
- Rigirare, anzi capovolgere, la organizzazione statale per ottenerne maggiore efficienza, abbandonando la facile via dei tagli lineari o mirati che sia .L'organizzazione statale è, attualmente, organizzata per linee orizzontali una fase per ciascun dipendente. Bisognerà invece arrivare ad organizzare le strutture statali, regionali, comunali verticalmente in modo da perseguire il risultato finale, che non è un timbro e passa ma che deve vedere ogni specifico impiegato/dirigente dedicato a risolvere un bisogno del cittadino o dell'amministrazione in termini di costi benefici. Naturalmentenel rispetto di specifiche chiare sulla "qualità" del servizio reso e svolto.
- Nel breve per ottenere il risultato atteso ed per aggiungere una prima boccata di ossigeno alle imprese basterebbe eliminare i finanziamenti a fondo perduto alle imprese, fonte di malaffare o al più sostegno a falsi imprenditori, utilizzando i fondi per ridurre il debito dello stato verso le imprese più attive;
- portare al bilancio dello Stato la parte eccedente quella dei residenti, l'IMU dei non residenti;
- eliminare la vergognosa direttiva che consente alle imprese commerciali con sede legale all'estero, di non pagare l'IVA in Italia;
- separare, per le piccole e piccolissime imprese, la figura di imprenditore da quella di lavoratore imponendo al primo di pagare le imposte per il reddito di impresa dopo essersi assegnato uno stipendio adeguato sul quale pagare le tasse ed i contributi per assicurarsi la copertura sanitaria e pensionistica, come un qualsiasi dipendente.
- le grandi aziende, vedi le banche, assegnano stipendi e benefit favolosi ai propri manager. con un costo finale, per l'azienda che fa utili, esiguo. Allora vale la pena permettere la deducibilita' dei compensi del mangement aziendale fino ad un reddito predeterminato medio del settore.
- Accorpare in una nuova accezione della Provincia quale ente aggregatore di interessi di zone economiche omogenee e non geografiche, i servizi (bilancio, amministrazione, ufficio tecnico, acquisti, investimenti) dei piccoli comuni partecipati per ottenere, con lo stesso personale, una maggiore efficienza, maggiore trasparenza, l'ottimizzazione degli investimenti ed, in futuro, personale più specializzato e meno numeroso.
- La vecchia ICI, un contributo che torna come IMU, che permette alle amministrazioni locali di far fronte ai servizi di residenza per le prime case, quando applicata sulle seconde case nei piccoli comuni turistici porta solo danni. Quest'Italia minore e' formata da circa 5000 comuni che presentano un rapporto abitazioni totali/abitazioni dei residenti che va da 1,15 a 18 volte, per un totale di circa 3 milioni di contribuenti e presumibilmente 1,5 e 2 miliardi di euro di gettito aggiuntivo. Gettito, peraltro, esente da qualsiasi controllo democratico di cittadini contribuenti che, peraltro utilizzano, i servizi, per qualche settimana l'anno. Ricordo che per la maggior parte queste abitazioni non superano i 50/60 mq di superficie e sono di proprietà di persone con reddito modesto. Una manna che ha portato in queste cittadine voto di scambio, sprechi e ruberie e che potrebbe più responsabilmente essere utilizzata, in buona parte, dal governo per aiutare lo sviluppo del paese o al peggio alle Regioni piuttosto che alle Provincie per realizzare investimenti in opere di manutenzione del territorio. Basta vedere i primo elenchi di amministrazioni che hanno deciso di azzerare l'IMU per i residenti! Sempre che IMU conservi la funzione di contributo ai servizi. Se, invece, deve essere considerata tassa sul possesso allora tutta l'IMU dovrebbe essere assegnata al Governo centrale.
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