“Dopo 27 anni dal nostro primo arrivo nel comune di San Nicola Arcella, il nostro innamoramento è rimasto immutato: il panorama, i tramonti, i colori, il mare. Da quando esiste andiamo alla spiaggia detta dell'Arcomagno .. un angolo di paradiso purtroppo rovinato dal mare sempre troppo sporco. Tutti i giorni ad orari ben precisi arrivano ondate di schiuma giallina di incerta provenienza. E’ possibile che in tutti questi anni non si è potuto porre rimedio? Siamo sicuri che i depuratori funzionino perfettamente?” “Vorremo sapere dai sindaci della zona dove scaricano liquami i villaggi e le case sparse sovrastanti ed anche dove scaricano i ristoranti, i bar e i villaggi a mare che hanno ottenuto, nonostante il vincolo ambientale, il permesso di operare sulla spiaggia o ai suoi limiti.”
Questo il cuore di un articolato esposto sottoscritto da 174 turisti che, fatto proprio dalla Associazione Amici di San Nicola Arcella ONLUS con i suoi 350 soci, raggiunge la Procura della Repubblica, mentre al primo ed unico incontro dell'anno sul problema del mare sporco, al quale erano stati invitati i rappresentanti dei 33 comuni del Tirreno cosentino, si sono presentati solo sette sindaci.
I turisti con il loro esposto, che mette in luce i devastanti effetti di un problema che si riproduce su tutta l’ampia costa che va da capo Scalea all'Arcomagno e da questo a Fiuzzi, lamentano la scarsa attenzione ad un problema che affligge, ormai da anni, questa stupenda parte della Calabria, protetta dalla legge n 1497 del 39 quale “Bene Ambientale” e il cui mare è dichiarato quale “Area SIC” (Sito di Interesse Comunitario) che dal 2008, con l’Isola di Dino, è porzione consistente del Parco Marino della Riviera dei Cedri.
Tanto da essere utilizzata nella comunicazione istituzionale come icona delle bellezze e della naturalità' di questa Regione.
Nell'incontro organizzato dal direttore dell’unità operativa complessa e sanità pubblica dell’Asp, Maria Antonietta Maiorano, i, pochi, partecipanti sostengono che urge un’opera di potenziamento dei depuratori, per fronteggiare il peso ambientale dell’incremento turistico estivo, l'esposto dei cittadini sostiene che alla fondamentale azione di una corretta gestione, ben perseguita con impegno dalla Procura della Repubblica, bisognerebbe prestare la massima attenzione anche agli scarichi abusivi e/o non controllati ma sopratutto alla, dimostrata, mancanza di attenzione manageriale da parte di scarne amministrazioni locali e dalla assoluta mancanza di sinergia tra gli enti (ARPACAL, ASP, Parco Marino, Capitaneria di Porto, Polizia locale, ecc. ecc.) che su questo problema lavorano.
Ma soprattutto, bisognerebbe indagare, sulle scarse risorse economiche dedicate ai necessari controlli. Il Bilancio di previsione 2012 dell’ARPACAL ha assegnato al Dipartimento di Cosenza 312.000,00 euro (0,6% del totale dei costi previsti).
Basta raffrontare questo dati con il numero di controlli effettuati dalla ARPAB, Agenzia Regionale di Ambientale della Basilicata, che destina almeno un controllo per ogni miglio marino e per ogni mese del periodo estivo alla sola costa di Maratea oltre a destinare risorse manageriali e investimenti nella rete di sensori per il rilevamento in continuo dell'inquinamento del Fiume Noce, ai confini con la Calabria.
Dal Piano delle attività - annualità 2012 di ArpaCal (Agenzia per la Protezione dell'Ambiente della Regione Calabria), a cura del Commissario Straordinario protempore, si può evincere che nonostante i circa 10 anni dalla sua costituzione, l’obiettivo operativo dell’Ente è ancora :
“garantire la tangibile presenza nel territorio”, “orientare l’ente verso l’innovazione tecnologica in campo ambientale”, “la realizzazione delle Reti e dei sistemi di monitoraggio dei dati ambientali per il rilevamento informatico dei livelli di qualità”, “un maggior controllo del territorio, della comunicazione e condivisione dei dati ambientali ed infine “dell’introduzione di strumenti di mitigazione degli impatti”.
Seppure in un contesto che richiede
“ un’attenta rivisitazione del Regolamento generale dell’Ente, risalente al 2002, redatto nelle fasi di costituzione dell’Agenzia che, oltre a non recepire le già analizzate modificazioni legislative, manifesta una scarsa adattabilità alle attuali esigenze operative e organizzative dell’Agenzia”.
L’ArpaCal , suddivisa in una struttura centrale e in 5 strutture provinciali, produce servizi per 49,8 milioni di euro, di cui 39.2 milioni di euro (78,7% del totale) per servizi generali e Servizi e Funzioni Centralizzate, può contare su 41 dirigenti e 300 addetti 66,34% di addetti previsti dalla pianta organica. Il Bilancio di previsione 2012 ha assegnato Dipartimento di Cosenza 312.000,00 euro (0,6% del totale dei costi previsti).
A poco servirà la recente iniziativa di ristrutturazione organizzativa dei vertici assunta dalla Giunta Regionale tesa solo ad una generica riduzione degli stanziamenti regionali.
In questo quadro Il Report Balneazione 2012 edito dalla stessa ArpaCal, che analizza in retrospettiva i dati del 2011, afferma che tra la provincie analizzate, “la provincia di Cosenza presenta le situazioni più critiche con la maggiore percentuale di acque in qualità scarsa”.
In allegato (vedi allegato 1) si riportano, per il tratto di costa che va da Tortora a Paola, i punti che, nel periodo maggio- giugno del 2011, periodo non è ancora interessato dal grande flusso dei turismo stanziale massicciamente presente in queste aree, sono risultati i più sfavorevoli dal punto di vista dell’inquinamento da batteri intestinali (vedi tabella allegata). Nulla si sa delle balneabilità.
Considerando i soli dati batteriologici, ArpaCal conferma che verso sud lungo le circa 36 miglia di costa che va da Praja a mare a Paola e che comprende 6 località balneari e 4 porti turistici, nel giugno 2011, la situazione sembrava essere drammaticamente peggiore di quanto appare essere quella delle 18 miglia di costa Praja a Sapri che comprende 5 località balneari e 1 porto turistico, a nord di San Nicola Arcella.
Si riporta, a confronto, riferita al luglio 2012, la medesima tabella (allegato 2) per la costa lucana per il tratto , sorvegliato dalla ArpaB (Agenzia per la Protezione dell'Ambiente della Regione Basilicata) , che va da Tortora a Sapri dove da una campagna di rilevazione del luglio 2012 i dati di balneabilita' appaiono eccellenti, anche al livello del la foce del Fiume Noce, un fiume che da alcuni mesi è sotto uno stretto controllo del possibile inquinamento da acque di depurazione.
In particolare mentre in quell’area l'ArpaB, seppur sollecitata da un agguerrito gruppo di cittadini, sta, per il solo corso del fiume Noce che corre lungo il confine tra Lucania e Calabria ed ha la propria foce al confine con Tortora, installando una rete di sensori per monitorare i livelli di salubrità degli scarichi dei singoli comuni rivieraschi, nel nostro territorio nessuno, e naturalmente neanche la modesta struttura di polizia locale costituita da 1 (uno) addetto del Comune di San Nicola Arcella, che conta 797 famiglie (al censimento del novembre 2011), ha conoscenza della destinazione degli scarichi delle abitazioni, presenti a San Nicola Arcella, non allacciate alla rete fognaria (circa 1.300 abitazioni non iscritte ai ruoli 2010 del Servizio Idrico Integrato sulle 4.981 abitazioni (al censimento del novembre 2011).
Nè, tornando al generale, nonostante i continui controlli della magistratura, che spesso e' costretta a sostituirsi alle istituzioni preposte di un territorio costiero ampiamente antropizzato, specie nel periodo estivo a causa dell’alto tasso di seconde case, si ha notizia di verifiche sul corretto utilizzo delle concessioni di lidi, che spesso sono di fatto utilizzate dai gestori, impropriamente, come, più complessi ed invasivi, stabilimenti balneari. Mare non vissuto come una opportunità' per un equilibrato sviluppo economico della popolazione locale ma visto come un luogo indefinito storicamente ostile ed oggi oggetto del desiderio di libertà (sic!) di orde di turisti mordi e fuggi.
I firmatari di questo esposto e delle denunce allegate sono cittadini, per lo più turisti che vengono dalle più disparate città del Centro Nord del paese, di cui molti, abituali frequentatori del tratto di costa che va dall'Arco Magno di S. Nicola Arcella a Fiuzzi di Praja a Mare, che sono presenti sul territorio per lunghi periodi che vanno, generalmente, da giugno a settembre.
La costa morfologicamente splendida e fino a qualche tempo fa dalle acque cristalline, tanto da meritare il riconoscimento di bene ambientale, sottoposto con Decreto Ministeriale del 15 dicembre 1969 (G.U. n° 8 del 10/01/70) alla tutela della Legge del 29 giugno 1939, n°1497 - Protezione delle bellezze naturali e del successivo Regolamento di attuazione approvato con regio decreto del 3 giugno 1940 n° 1357, decreta che:
La zona costiera sita nel territorio del comune di San Nicola Arcella (Cosenza) ha notevole interesse pubblico ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497, ed è quindi sottoposta a tutte le disposizioni contenute nella legge stessa.
Considerato che il vincolo comporta, in particolare, l’obbligo da parte del proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo, dell'immobile ricadente nella località vincolata, di presentare alla competente Sopraintendenza, per la preventiva approvazione, qualunque progetto di opere che possano modificare l'aspetto esteriore della località stessa, ci si domanda come sia stato possibile agli enti preposti , Sopraintendenza ai Beni Ambientali, Amministratori e Strutture tecniche comunali, approvare un Piano di edificazione e rilasciare licenze nel territorio per circa 4.700 nuove abitazioni, a partire dal 1971 anno in cui il borgo di San Nicola Arcella era composto da 692 abitazioni, di cui ben 3732 nel periodo 72-91 (circa 15 abitazioni per mese) cosa che si è ripetuta nel periodo 2001-2011 con ulteriori 8-900 ( circa 8 nuove abitazioni medie per mese), permettendo a San Nicola Arcella di classificarsi tra i primi (18°) nel rapporto tra abitazioni totali ed abitazioni dei residenti riferita ai circa 8.100 comuni italiani, in pieno contrasto con il DM del ’70 sopra citato e facendo raggiungere un grado di saturazione ambientale incompatibile con il territorio e le sue strutture amministrative e produttive, nonostante che il territorio di San Nicola Arcella, una piccola cittadina strutturata per soddisfare i bisogni di qualche centinaia di famiglie residenti.
Tutto ciò senza considerare che il sito è anche ambientalmente protetto quale Area SIC , Siti di Interesse Comunitario, ai sensi della Direttiva Habitat 43/92/CEE (Codice Sito Natura 2000 lT9310034) che si estende lungo la costa che va dall’Isola Dino a Capo Scalea e si fregia di rappresentare, dal 2008, con l’Isola di Dino, una porzione consistente del Parco Marino della Riviera dei Cedri.
Per quanto riguarda questo ultimo, dal documento “Le condizioni ambientali, ruolo e politiche dell’Ente Gestore” pubblicato nell’ ottobre 2011 dal Parco Marino della Riviera dei Cedri , si apprende che le attività di tutela e conservazione della natura rappresentano il punto focale delle iniziative messe in campo da questo Ente, attività che prevedono una grande varietà di azioni che “spaziano dalla definizione di misure di tutela dei fondali marini dall’impatto del diporto nautico, a quello della regolamentazione della pesca sportiva e professionale nell’area protetta.
Ma anche che:
Il Parco Marino “Riviera dei Cedri” attualmente non ha attivato nessuna azione “restrittiva” poiché è in fase di stesura il Piano del Parco e soprattutto sono ancora in fase di elaborazione i “regolamenti” in riferimento alle finalità proprie di un parco, finalità che riguardano:
a) la conservazione di specie animali e vegetali, comunità biologiche, singolarità faunistiche;
b) la tutela della biodiversità e dell’equilibrio complessivo del territorio;
c) la salvaguardia e la valorizzazione dei valori paesaggistici del territorio;
d) la conoscenza scientifica della flora e della fauna finalizzata al monitoraggio ed al censimento,con particolare attenzione per le specie endemiche e rare;
e) la fruizione turistica, culturale, didattica e ricreativa in forme compatibili con la difesa della natura e del paesaggio.
Al momento il Parco si avvale delle prestazioni di un Presidente, di un Direttore Generale, di un impiegato e di alcuni volontari. Nel Rendiconto consuntivo 2010 le spese operative sono ammontate a 3.950 euro. L’unica attività rilevante dal punto di vista economico nel 2011 è stata la stesura del Piano di Contabilità Ambientale, per il quale la Regione ha potuto stanziare una cifra pari a circa 50.000 euro. Le azioni di contenimento della spesa regionali hanno inciso anche su questo ente con l’accorpamento dei tre parchi marini presenti sul territorio.
Una costa ed un mare sottoposto al controllo e alla vigilanza della Ufficio Circondariale Marittimo di Maratea che nonostante la costante disponibilità sembra disporre di risorse umane ed economiche scarse e non sufficienti ad una esaustiva operatività.
Nulla è il caso di aggiungere a quanto noto circa l’operatività della Azienda Sanitaria Provinciale COSENZA, visto lo stato della sanità pubblica calabrese di cui si legge sulla stampa locale.
Di questo tratto di mare sottoposto nel periodo estivo alla aggressione di natanti privati e con licenza servizio pubblico che ne fanno scempio, fa parte la costa, ampiamente antropizzata, del Comune di San Nicola Arcella, il cui Piano spiaggia approvato dalla Conferenza dei Servizi in data 15/05/2009 prevede circa 33 concessioni allo esercizio dell’attività di posa sdraio ed ombrelloni, 2 a cavallo del promontorio della Torre Saracena, 15 nel tratto di spiaggia denominata Marinella che vanta un porto naturale che, sempre nel periodo estivo, raggiunge le 2/300 ormeggi , 1 nella spiaggia dell’Arcomagno e 15 distribuiti nel tratto di spiaggia tra l’ArcoMagno e Fiuzzi, del cui mare si parla.
Per quanto riguarda la salubrità del mare, analisi di un campione fatto prelevare dai gestori dei lidi più attivi, nello scorso agosto, e analizzato da un laboratorio indipendente ha registrato valori di inquinamento di molto superiori alla norma, per la verità cosa affatto sorprendente, anche se non poco allarmante.
Un problema che gli enti a ciò delegati, le istituzioni e le amministrazioni comunali interessate dovranno risolvere con impegno, sinergia, serietà e competenza destinando al problema l’attenzione manageriale e le ingenti risorse con cui cittadini, amanti affezionati di questi luoghi, preoccupati per la salute propria e di quella dei propri bambini, hanno contribuito e contribuiscono all'economia del luogo.
Risorse, visti i risultati in termini di investimenti di valorizzazione mai realizzati dalle varie Giunte susseguitesi in questi ultimi 20 anni, presumibilmente mal utilizzate e/o dissolte in mille rivoli tra spese inutili e strutture elefantiache in rapporto al numero dei cittadini realmente amministrati, che i cittadini non residenti lasciano sul territorio da alcune decine di anni una cifra comprese tra i 15 e i 18 milioni di euro l’anno di cui circa 2,5 milioni di euro/anno che vanno nelle casse comunali a coprire spese per servizi che questi cittadini utilizzano, in media. per meno di 20 giorni l’anno. Come rinveniente da una recente ricerca in corso “Lifestyles and consumption of do-it-yourself residential tourists in Italy” condotta nell'ambito del CREeST (Centro Studi e Ricerce sul Turismo) dell’UNICAL con il sostegno della Camera di Commercio di Cosenza, che valutano in circa un miliardo di euro/anno le entrate economiche lasciate sul territorio dell’Alto Tirreno Cosentino per le sole attività connesse al turismo stanziale estivo locale, sino ad oggi.
Ma sarà necessario verificare anche le cause della inerzia delle Amministrazioni zonali che, benché più volte sollecitati, non hanno sinora ritenuto di intervenire in forma sinergica. Come anche le eventuali inadempienze che, ad oggi, hanno provocato l’ennesima proroga dei termini al 31 Dicembre 2013 in relazione alla attivazione del Piano Operativo di Intervento (POR Calabria FESR 2007-2A13 ASSE III - Linea di Intervento 3.1.1.1,) approvato con Delibera di Giunta Regionale n. 335 del 22 luglio 2010 e finalizzata a: "Garantire il livello qualitativo delle acque di balneazione attraverso azioni mirate nelle aree che presentano maggiori carenze o domanda elevata a carattere stagionale e che riducano gli impatti dovuti a situazioni potenziali di scarichi diffusi di reflui", piano che dispone di una dotazione di circa 38,2 milioni di euro.
Ed infine si dovrà verificare l’efficacia dei provvedimenti adottati nell'ambito della programmazione straordinaria finalizzata al superamento delle procedure di infrazione comunitaria (Programma Stralcio Straordinario di interventi inseriti nel Piano Nazionale per il Sud), nella seduta del CIPE del 30.04.2012, per i quali sono stati deliberati n. 16 interventi d'area, ritenuti prioritari nel settore della depurazione delle acque reflue, nella quale sono stanziati almeno 12,6 milioni di euro per le zone viciniore, da sottoscrivere con apposita convenzione entro il prossimo 30 giugno, pena la perdita dei finanziamenti.
Come sarà necessario che si verifichi la reale ed efficace operatività degli Enti delegati alla salvaguardia, al controllo ambientale ed al controllo della salubrità del territorio( ArpaCal, Parco Marino Regionale "Riviera dei Cedri", Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza, ecc.), rilevando la mancanza di un' indagine epidemiologica relativamente a patologie riferibili ad inquinamento marino sistematica e aggiornata; un monitoraggio concreto e costante teso ad appurare durante l'intero anno la salubrità e la pulizia delle acque; la salvaguardia del territorio marino e della fauna e della flora li esistente; nonché il rispetto dell’integrità della costa circostante; della macchia mediterranea ivi esistente; della integrità della spiaggia e delle dune create dagli eventi atmosferici; del controllo e della dissuasione dei molti tentativi di antropizzazione; la verifica costante del corretto smaltimento dei reflui delle strutture operanti sul confine con il territorio demaniale, per la salvaguadia del territorio e per contrastare il tentativo di surrettizia urbanizzazione della spiaggia e della costa, a sanatoria delle numerose strutture illegali da anni ivi installate, in evidente contrasto con il sopracitato dettato del DM del 15 dicembre 69 ed uscendo dalla annosa e spinosa ed inutile polemica sui contraddittori dati rilevati, rassicurando così i cittadini benpensanti sulla possibilità di continuare a fruire di questa terra davvero incantevole.
giovedì 20 giugno 2013
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