Nel campo della salute pubblica, che senso ha la regionalizzazione e la privatizzazione delle cure sanitarie?
Che senso ha aver assegnato alle Regioni il gravoso compito di gestire una partita economica che forse supera l'80% dell'intero budget regionale costringendo l'attenzione dei politici regionali su una questione, la salute, che è meramente sociale ma che viene trattata come una questione economica?
Che senso ha permettere ai medici del SSN di lavorare fuori dall'ospedale creando un conflitto di interessi che devasta la sanità [...]?
Qualcuno si è reso conto dei danni che produce il sistematico ricorso a strutture ospedaliere esterne. L'unico non vantaggio che si ottiene è non spendere per investimenti e, vantaggio meramente antisindacale, ottenere da medici e paramedici prestazioni sindacalmente asimmetriche rispetto a quelle dei dipendenti pubblici, E che senso ha l'aver instaurato un complicato sistema di controllo gestionale arrivando persino a condizionare gli stessi medici che per liberarsi della responsabilità del budget creano intralci burocratici, perdendo la propria necessaria serenità?
Tutto questo senza contare, oltre la disparità di trattamento, i risultati provenienti da un organizzazione impropria che vede provetti tecnici a capo dei reparti in qualità di incosapevoli managers e di contro caposala incapaci di ottenere la necessaria disciplina da un corpo infermieristico e medico che basa su altri valori che non il grado.
Medici ormai talmente settoriali, specializzati e impauriti (dagli effetti della responsabilità civile) che mettono il malato e se stesssi in una condizione di precarietà e di insicurezza emotiva. Da qui il gran numero, spesso inutile, di esami prescritti ed il fiorire di struture esterne sempre più voraci. Da medici di famiglia inconsapevoli di esser diventati puri passacarte e dispenatori di farmaci.
Ma è sopratutto venuto meno il ruolo del vecchio medico condotto profondo conoscitore del suo paziente, integratore degli interventi a valle, moderatore e unico capac di sintesi. Non c'è nè sono più!
E' mai possibile che i medici ghirurgi possano essere essi stessi a decidere se dove e quando un intervento debba essere fatto?
Qualcuno ha calcolato il costo della salute in Italia per i cittadini, prescindendo se a carico delle strure pubbliche o private?
Il sistema, ormai, si è così avvitato. A danno dei cittadini oltre che del SSN e delle ormai numerose Casse Sanitarie Integrative.
I medici (i più noti, attenti ai propri interessi) portano i pazienti della struttura pubblica o del medico di base compiacente, fuori dall'ospedale, prescrivono gli esami, tanti ed uno per volta, spesso consigliando loro stessi la struttura, ti fanno decidere su dove operarti o ricoverarti, diventano i tuoi consulenti, ma solo per quella patologia, non rispondono nè si pongono il problema delle interazioni. Il tutto in un loop dove il percorso deve essere abbastanza lungo e tortuoso in modo da remunerare al massimo possibile la propria prestazione direttamente e .. indirettamente.
La miscela di composta da frammentazione regionale, politici corrotti, l'utilizzo di ragionieri come gestori, di medici specialisti utilizzati come manager di strutture infermieristiche spesso esterne e subfornite mette il sistama paese in ginocchio.
IL costo della salute nel nostro paese non deve partire dai tagli ai bilanci del SSN. Deve partire dalle università: meno frammentazione nella specializzazione, fino ad arrivare alla riforma del SSN e delle procedure di rimborso delle Casse Private.
(continua)
lunedì 30 novembre 2009
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