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domenica 23 agosto 2009

l'impresa !?

Le imprese del nostro paese coscienti del fatto che operano, nonostante tutto, ancora in un mercato captive (come all'epoca dei governi supportati dai socialisti di Craxi , governi che tanti danni hanno fatto al paese se non altro in livello del debito pubblico accumulato), che godono dell'assoluta copertura del governo (debole e sempre consenziente!) e che:


  • delocalizzano la produzione solo per ridurre i propri costi del personale a scapito della qualità
  • non investono neanche un euro in innovazione e qualità dei prodotti,
  • preferiscono non investire in green economy,
  • quanto possono utilizzano i paradisi fiscali per occultare gli utili,
  • non investono abbastanza in sicurezza,
  • preferiscono indebitarsi con le banche piuttosto che mettere soldi propri nell'impresa,

dovrebbero rendersi conto che, lavorando e producendo in un paese con un mercato troppo piccolo, mai raggiungeranno il punto di equilibrio tra costi e ricavi senza investire in innovazione e qualità dei prodotti.
A meno di non internazionalizzarsi (che non significa delocalizzarsi!) facendo alleanze con imprese di altri paesi (vedi FIAT).


Il governo dovrebbe sapere (contrariamente a quanto fa credere la piccola ma potente lobby delle grandi e medie imprese industriali) che l'economia del nostro paese, come si vede, è (o meglio era nel 2001!)






un totale di circa 1.1 milioni (ISTAT) di imprese formate (purtroppo!) da:
  • una miriade di medio-piccole imprese (figlie del boom economico ed ora giunte al bivio del ricambio generazionale) costituite prevalentemente da imprese subfornitici , ormai, schiacciate dalla competizione, e che non sono capaci di creare ricchezza attraverso l'utilizzo di sistemi a rete,

  • le imprese che non esistono, quelle che, nate da un qualche improvvisato imprenditore, si attrezzano per realizzare prodotti e servizi ormai dominio di paesi in via di sviluppo e che per questo sono costrette a lavorare con personale pagato in nero.
  • le non imprese, quelle che i nostri vecchi e deboli sistemi di statistica includono tra il sistema delle imprese ma che non sono altro che attività di persona (essenzialmente commercianti, manutentori, professionisti, partite IVA, ecc.), luogo fisico del secondo lavoro e della parte più consistente di una sostanziosa (ma non abbastanza riconosciuta!) evasione concordata con i cittadini (che non pretendono la ricevuta) e con la communità politica (che nè trae la maggior parte dei propri voti!),

  • dalle (sempre meno ma potentissime) medio-grandi imprese trasformate (la maggior parte!) in sistemi misti economico-finanziari, dove spesso la parte finanziaria la fa da padrone rispetto ad una parte economico produttiva spesso insignificante se non inesistente. Per fare soldi, da distribuire in compensi stratosferici per gli amministratori-padroni, in ( inutili!) campagne pubblicitarie per favorire politici influenti o in sopraffatturazioni dei beni acquistati all'estero (per il gruzzoletto della vecchiaia!).
che nel secondo semestre 2009 si sono ridotte a circa 651.000 imprese attive (infoimprese), ed infine

  • gli artigiani che, seppure non imprese, andrebbero aiutate e protette come il bene più preziososo di un paese che deve puntare ad un mercato della unicità, del turismo, della tradizione, dell'arte in tutte le sue espressioni e della qualità e per questo (necessariamente) di nicchia.

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