L'atteggiamento verso la politica della popolazione è diretta derivata della percezione che della politica hanno gli elettori.
Il 64% dei cittadini vive in città piccole o piccolissimi, il 91,8% delle città, spesso puri dormitori e ancor più spesso luoghi dove la demografia parla più di vecchi che di giovani e dove è, specie nel meridione del paese, più facile trovare pensionati civili o operai di fantomatici consorzi (vedi i forestali della Calabria!).
Cittadini che non leggono se non giornali locali votati alle beghe da cortile, la cui occupazione principale è la partita al bar o la televisione melensa dei fotoromanzi e del grande fratello.
E' presumibile che i cittadini provenienti o residenti nelle migliaia di piccoli centri presenti nel paese sentano,
ancor più che non quelli provenienti dai centri più grandi, il richiamo del clan familiare e/o la presa dello scambio di voti, forse sperato più che richiesto, più che il richiamo della ideologia politica pura.
Questo produce una attenzione alla persona più che al partito che si vota, con possibili repentini cambi di fronte.
Cosa che produce la priorità della classe politica locale alla ricerca dei detentori dei pacchetti di voti e la disponibilità alla richiesta di "piaceri" (vedi articolo ...). Ma produce anche una classe politica che, nell'affanno di coltivare i voti, rimane chiuso in un ambito provinciale ed incapace di politiche di ampio respiro.
Ma sta producendo anche la repentina perdita della supremazia del raggruppamento di centro sinistra nel territorio, parte politica che nella ricerca dei candidati si affida sempre di più alla propria struttura operativa.
Nella ormai, sempre più mal riposta, corsa ai pacchetti di voto da questi detenuti.
Cosa che ormai sta producendo, naturalmente, una indubbia crescita di città, provincie e regioni gestite dal raggruppamento di centro destra, che, non essendo strutturato nel territorio, pesca nella società civile. Persone (professionisti, medici, commercianti, avvocati, (attori e veline) con un numero alto di "clienti" (o di potenziali clienti) che forse, solo, lusingati dalla proposta si prestano ad una candidatura, forse ritenuta non politica. Vincendo dappertutto.
A questo stato di cose potrebbe essere imputato anche la pochezza dei vertici dei partiti che, purtroppo, con l'avvento di una surrettizia(ed indecente!) correlazione tra il candidato da eleggere ed il futuro Presidente del Consiglio già sul simbolo del partito, sta producendo una automatica e, non desiderabile (e utile!), relazione univoca strutture di partito e incarichi governativi ed amministrativi.
Come, danni non quantificabili, sta producendo la anomala identificazione tra il capo del partito vincitore delle elezioni ed il futuro Capo del Governo.
Il 64% dei cittadini vive in città piccole o piccolissimi, il 91,8% delle città, spesso puri dormitori e ancor più spesso luoghi dove la demografia parla più di vecchi che di giovani e dove è, specie nel meridione del paese, più facile trovare pensionati civili o operai di fantomatici consorzi (vedi i forestali della Calabria!).
Cittadini che non leggono se non giornali locali votati alle beghe da cortile, la cui occupazione principale è la partita al bar o la televisione melensa dei fotoromanzi e del grande fratello.
E' presumibile che i cittadini provenienti o residenti nelle migliaia di piccoli centri presenti nel paese sentano,
ancor più che non quelli provenienti dai centri più grandi, il richiamo del clan familiare e/o la presa dello scambio di voti, forse sperato più che richiesto, più che il richiamo della ideologia politica pura.
Questo produce una attenzione alla persona più che al partito che si vota, con possibili repentini cambi di fronte.
Cosa che produce la priorità della classe politica locale alla ricerca dei detentori dei pacchetti di voti e la disponibilità alla richiesta di "piaceri" (vedi articolo ...). Ma produce anche una classe politica che, nell'affanno di coltivare i voti, rimane chiuso in un ambito provinciale ed incapace di politiche di ampio respiro.
Ma sta producendo anche la repentina perdita della supremazia del raggruppamento di centro sinistra nel territorio, parte politica che nella ricerca dei candidati si affida sempre di più alla propria struttura operativa.
Nella ormai, sempre più mal riposta, corsa ai pacchetti di voto da questi detenuti.
Cosa che ormai sta producendo, naturalmente, una indubbia crescita di città, provincie e regioni gestite dal raggruppamento di centro destra, che, non essendo strutturato nel territorio, pesca nella società civile. Persone (professionisti, medici, commercianti, avvocati, (attori e veline) con un numero alto di "clienti" (o di potenziali clienti) che forse, solo, lusingati dalla proposta si prestano ad una candidatura, forse ritenuta non politica. Vincendo dappertutto.
A questo stato di cose potrebbe essere imputato anche la pochezza dei vertici dei partiti che, purtroppo, con l'avvento di una surrettizia(ed indecente!) correlazione tra il candidato da eleggere ed il futuro Presidente del Consiglio già sul simbolo del partito, sta producendo una automatica e, non desiderabile (e utile!), relazione univoca strutture di partito e incarichi governativi ed amministrativi.
Come, danni non quantificabili, sta producendo la anomala identificazione tra il capo del partito vincitore delle elezioni ed il futuro Capo del Governo.
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